Covid, ordine medici: “Strada ancora lunga contro violenze a sanitari”

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Sono medici, donne, lavorano in notturna nelle “grandi cattedrali che sono gli ospedali chiusi. I rumori che si amplificano, le paure che aumentano, le visite domiciliari fatte da sole, i viaggi con la macchina di notte. E’ la condizione di disagio e di preoccupazione in cui continuano a lavorare i colleghi della continuità assistenziale, principalmente le donne“. Donne che finiscono spesso “nel mirino della violenza”.

Succede nelle guardie mediche “ma anche nei pronto soccorso, nei reparti di pediatria”. “Se si è fatto abbastanza? La strada ancora lunga”, spiega all’Adnkronos Salute Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini medici. Occasione per tornare a parlare di questo problema è la messa in onda stasera alle 23 su Rai Storia di ‘Notturno’, il docu-film diretto da Carolina Boco, e realizzato in in collaborazione con Fnomceo. E’ un viaggio nel mondo della continuità assistenziale quello che vede la partecipazione anche dell’attrice Maria Grazia Cucinotta e raccoglie varie testimonianze tra cui quella di Anelli e di Ombretta Silecchia, uno dei camici bianchi che è stato vittima di minacce violente. Il docu-film racconta “di quello che realmente vivono tantissimi medici. E’ ambientato in una guardia medica come “simbolo della violenza contro le donne” in camice, per via della “situazione drammatica di questo servizio. Le colleghe spesso sono costrette addirittura a portare con sé mariti e compagni per poter riuscire a fare un turno notturno in tranquillità. Si ricorda il sacrificio anche di dottoresse che sono state uccise come la psichiatra Paola Labriola, accoltellata a Bari da un paziente”.


Cosa si è fatto e cosa c’è ancora da fare? La legge ha fatto molto – dice Anelli – portando fino a 16 anni di carcere” la pena per chi commette violenza contro un operatore sanitario.

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