Depressione in tempo di Covid. Ne parliamo con lo psichiatra Mauro Dell’Olio.

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In tempo di Covid le certezze sono poche le incertezze tante. I media hanno sfornato decine di migliaia di soggetti autorevoli ( forse eh!) che hanno chiassosamente e sgomitato per avere 15 minuti di notorietà, risultato? Più incertezze. Tuttavia  in tempo di Covid “le genti” hanno avuto seri cambiamenti, soprattutto di tipo psicologico. Oggi affrontiamo il problema “depressione da Covid” con il generoso supporto del dott. Mauro Dell’Olio noto psichiatra e psicoterapeuta con alle spalle una lunghissima esperienza maturata tra le mura di diversi ospedali psichiatrici della provincia di Bari e Bat,  che ci spiega alcuni meccanismi della depressione post Covid.

Buongiorno dott. Dell’Olio, buongiorno alla redazione Bariseranews.

La prima domanda che mi viene in mente: la depressione, questo male oscuro, cos’è esattamente?

La depressione è uno stato di mancanza patologica di energia, caratterizzato da desolazione, smarrimento, perdita di interessi, pensieri negativi e pessimisti circa sé stessi, gli altri ed il proprio futuro. Tale condizione protratta nel tempo e va distinta dalla tristezza o demoralizzazione.E’ stata anche definita una spirale che ci spinge verso il basso.

Qual è il meccanismo che fa scattare la depressione?

Il meccanismo preciso non è stato ancora individuato, certo si verifica un calo dei neurotrasmettitori, che fanno parte di questa batteria elettro-chimica che è il nostro cervello.

Ma mentre anni fa inizialmente si individuò una sostanza la serotonina come sostanza chiave, poi si è scoperto che tutti i neurotrasmettitori sono implicati: quindi dopamina, noradrenalina e via discorrendo.

Ed attualmente è implicato anche l’intestino con il suo Microbioma. Infatti non è una novità che molte sostanze dell’apparato digerente sono presenti nei neuroni come neurotrasmettitori, come si sapeva anche in passato, ad esempio la colecistochinina.

Nella depressione, ciò che risulta non funzionare bene è la comunicazione e l’interazione tra la corteccia prefrontale, sede delle funzioni superiori e della pianificazione, e il sistema limbico, sede della emotività. Ad innescare questo, il più delle volte è lo stress, alti livelli di stress possono provocare i sintomi della depressione in quanto l’ipotalamo, il cuore del sistema limbico, provoca un aumento degli ormoni dello stress, come il cortisolo e l’adrenalina

Esistono diversi tipi di depressione?

Certo, per la classificazione si rimanda al DSM 5, la nostra Bibbia. La prima distinzione però resta quella tra depressione maggiore, facente capo a disturbo dell’umore, e la depressione cosiddetta reattiva, o disturbo dell’adattamento, che comunque col tempo si può aggravare e malauguratamente strutturare, proprio perché qui lo stress ci va alla grande.

Quali sono i sintomi di una persona che inizia a soffrire di depressione?

I sintomi sono diversi, i principali: Insonnia o eccesso di sonno quasi ogni giorno. Rallentamento quasi ogni giorno. Oppure agitazione. Affaticamento o mancanza di energia quasi ogni giorno. Abulia, astenia, intorpidimento. Sentimenti di autosvalutazione oppure sentimenti eccessivi o inappropriati di colpa quasi ogni giorno. Perdita della capacità di provare piacere, è la cosiddetta anedonia. Ansia cronica, anche somatizzata.

Cosa fare quando una persona soffre di depressione?

Una volta riconosciuti questi sintomi ed inquadrati diagnosticamente, lo specialista, ma anche il medico di base come primo approccio, deve prescrivere un antidepressivo, la cui efficacia e tollerabilità dipenderanno soprattutto dalla bontà della diagnosi. L’antidepressivo non dà la felicità, ma ridona serenità solo a chi l’ha persa a causa di uno stato depressivo.

 la ricerca per capire le cause a che punto è?

Ancora la ricerca è lontana dal chiarire bene tutte le cause. Le possibili cause sono molteplici: intanto genetiche, ma in realtà esistono pochi geni a riguardo e non dimentichiamo l’influenza dello stile di vita; malattie, la più nota è la disfunzione della Tiroide; gli ormoni femminili, tipici esempi la menopausa, la depressione post-partum e il disturbo premestruale, tutti caratterizzati da una importante perdita di serotonina causata dalla perdita degli ormoni; poi alcool e sostanze; il deterioramento: spesso i confini tra depressione e demenza sono sfumati; da non dimenticare anche il dolore cronico.Dello stress abbiamo già parlato, come causa di depressione. Inoltre le cause psicologiche, già individuate da Freud.   D’altronde non esistono esami clinici in grado di svelare una depressione.

E’ plausibile sostenere che la Depressione nei pazienti post Covid-19 sia persistente?

Certo, in quanto il virus determina un danno cerebrale, sia pur minimo spesso, con una compromissione cognitiva, la nebbia cognitiva, e dell’umore.

Se era preesistente, la depressione si aggrava. Esistono studi clinici che dimostrano una correlazione tra gravità dell’infiammazione da Covid, e depressione: al San Raffaele hanno evidenziato che a 3 mesi dalle dimissioni, circa un terzo dei pazienti ricoverati per forme gravi di Covid-19 continua a soffrire di disturbi psicopatologici come depressione, ansia, insonnia e sindrome da stress post-traumatico. La depressione, in particolare, è quella che persiste maggiormente nel tempo e la sua gravità è strettamente legata all’intensità dello stato infiammatorio sistemico che segue le forme gravi di Covid-19, anche per mesi dopo la guarigione.

La buona notizia è che i pazienti con queste forme depressive risultano particolarmente responsivi alle terapie psicologiche e farmacologiche a disposizione.

Sono questi i risultati di un nuovo studio coordinato dal professor Francesco Benedetti, psichiatra e Group leader dell’Unità di ricerca in Psichiatria e psicobiologia clinica dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, e pubblicato sulla rivista scientifica Brain, Behavior and Immunity

Quali soggetti in questo momento di pandemia sono più vulnerabili?

Un po’ tutti lo sono.  Si è configurato lo stress da pandemia, che sta allarmando l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Tale stress da pandemia è una condizione del tutto nuova per tutti gli individui, rappresentando uno stress perdurante che non colpisce solo il presente ma dissesta il futuro (si è parlato di “furto del futuro”!), e ci ha costretti a rivedere il nostro modo di vivere.Secondo gli esperti potrebbero essere oltre 300mila le persone che svilupperanno disturbi psichici, soprattutto tra coloro che hanno meno risorse e meno capacità di adattamento. Da mettere in conto: ansia post-traumatica per i lutti, le perdite, il danno economico e l’incertezza per il futuro Temibile la minaccia di aumento di suicidi, soprattutto quelli connessi ai dissesti economici e alla chiusura delle attività e alla perdita del lavoro.

Tuttavia, cercando sempre di pensare in modo non distruttivo, questo cambiamento di rotta nei nostri comportamenti abituali, può essere trasformato in qualcosa di positivo, in una occasione di ripensamento e cambiamento: il nostro modo rigido di considerare i contatti sociali, l’economia, la politica e persino l’inquinamento ambientale può essere modificato. Bisognerà cogliere questa opportunità.

Ringrazio il dott. Dell’Olio per il suo contributo e speriamo che ««io me la cavo»

Franco Marella

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