Le ruba un bacio, finisce in Tribunale per violenza sessuale. Assolto dall’accusa dopo sei anni

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La violenza sessuale è un delitto commesso da chi usa in modo illecito la propria forza, la propria autorità o un mezzo di sopraffazione costringendo con atti, prevaricazione o minaccia (esplicita o implicita) a compiere o a subire atti sessuali contro la propria volontà. E il bacio rubato ci stà! Quello che non ci sta è la durata del processo: ben 6 lunghi anni. Ma non solo.

Le dinamiche di un processo è vero sono complesse e non ci vuole molto a capovolgere i fatti in favore di uno piuttosto che di un altro se l’impianto accusatorio ha delle crepe.  I fatti che sto per narrare potrebbero essere stati opinatamente capovolti in favore dell’accusato, potrebbero.

Un bacio rubato alla macchinetta del caffè, durante una breve pausa dal lavoro: per l’accusa è violenza sessuale e l’imputato, un signore di 46 anni, avrebbe dovuto essere condannato a un anno di carcere. Ma per il giudice “il fatto non costituisce reato”: per questo Fabio B. è stato assolto alla fine di un processo lampo arrivato però a distanza di 6 anni dai fatti. Risale al 2016 l’episodio contestato .

Una donna, che all’epoca aveva 30 anni, svolgeva le pulizie, in alcuni container di un cantiere di operai che svolgono lavori stradali. Si incontrava tutti i giorni con l’imputato che era un manutentore. Secondo la versione della vittima, all’improvviso, davanti alla macchinetta del caffè, sarebbe stata afferrata da dietro le spalle, voltata e baciata contro la sua volontà. L’imputato non negava l’episodio ma sosteneva che il bacio non solo fosse stato consenziente ma che fosse stata addirittura lei a prendere l’iniziativa. Due versioni contrastanti.

La donna, assistita dall’avvocata M.C., aveva subito raccontato l’episodio a due responsabili e una testimone ha raccontato di averla vista in lacrime seduta alla macchinetta, ma alla domanda se andasse tutto bene aveva risposto di sì. “Dopo quel bacio, che mi ha turbata profondamente, ero molto scossa e ho chiesto di non lavorare più in quel posto, anche se ci ho rimesso economicamente” ha spiegato la donna a margine del processo. In aula avrebbero dovuto essere ascoltati alcuni testimoni ma non sono stati sentiti preferendo l’acquisizione dei loro verbali. Ma la vittima davanti al giudice ha raccontato la sua versione dei fatti: “Mi ha strattonata e baciata, dicendomi anche “tu per me sei carinissima’”. “L’episodio può sembrare di poco rilievo ma quel bacio non era consenziente – ha detto nella requisitoria la pm – lo stato d’animo e il disagio provato dalla donna dimostrano che lei l’ha vissuto come una violenza”. Da qui la richiesta di condannare l’imputato a un anno per violenza sessuale.

Tuttavia il giudice togato ha dato ragione alla difesa,  che ha sostenuto la tesi del ragionevole dubbio: “Il mio assistito ha da subito raccontato che si era creata una complicità con la donna in questi incontri alla macchinetta del caffè. Lei quel giorno per gioco gli aveva anche fatto lo sgambetto”. L’uomo aveva anche detto di essersi subito pentito di quel bacio, perché sposato e perché avvenuto sul luogo di lavoro.

Eh già il ragionevole dubbio, inserito con la legge n. 46/2006, stabilisce la necessità di un alto grado di probabilità di colpevolezza dell’imputato, non ritenendo sufficiente un minimo dubbio di colpevolezza per poter arrivare al pronunciamento di una sentenza di condanna. Il Giudice ha ritenuto così. Un processo lampo celebrato dopo sei anni, testimoni surrogati dai verbali, il libero convincimento del giudice, due soli attori quindi la parola di uno contro l’altra è il gioco è fatto: ASSOLTO. Può essere?

Franco Marella

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