C”era una volta il dazio

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C”era una volta il dazio. Oggi in pochi sanno cosa significhi quella parola. Il dazio era una imposta sulla merce importata. Se comperavi ad esempio un’automobile tedesca dovevi pagare oltre all”auto anche questa imposta che così aumentava il prezzo di vendita di quell’auto per il consumatore. Naturalmente la cosa era avversata da tutti i consumatori come illiberale e medioevale. E assieme ai consumatori c’era la grande distribuzione e i commercianti in genere.

Fioriva il contrabbandiere che altro non era che una persona che rispettava la legge che solo nel futuro sarebbe stata considerata giusta; e lo faceva nel momento sbagliato!

Però quella tassa (odiata come tutte le altre) permetteva alle economie prive di materie prime di difendere la propria industria dalla concorrenza di quelli che potevano liberamente saccheggiare miniere molto generose. Quel saccheggio dell”ambiente era considerato cosa buona come oggi è considerata cosa buona l”uso del sole e del vento e mai nessuno avrebbe a quell’epoca immaginato che la mentalità sarebbe cambiata così tanto.

Quindi l”opera della guardia di finanza si rivolgeva allo straniero che cercava di esportare la propria merce senza pagare o pagando meno del dovuto; questa attività di contrasto al contrabbando permetteva di procurare al proprio stato gettito erariale sufficiente per pagare gli stipendi di tutta la burocrazia statale. Inoltre garantiva il posto di lavoro ai propri connazionali impiegati nelle imprese nazionali. Si era cioè formato un equilibrio tra pubblico e privato nel quale per un modesto rincaro sui prodotti importati dovuto al dazio (peraltro superabile comperando prodotti nazionali) il cittadino era molto meno attenzionato di oggi dagli emissari del fisco.

Possiamo dire che l’Italia in quel periodo pur acquistando le materie prime a prezzi gravati da dazio si è dotata di una significativa industria manifatturiera anche grazie al sistema dei dazi.

L” ossequio alla religione della mondialità è stata possibile grazie all’interesse della grande impresa del nord ad acquistare le materie prime senza pagare questa imposta e naturalmente al mondo del commercio. Ogni tassa all’importazione è ormai completamente fuori moda. Così però abbiamo posto le basi per la dipartita di quelle imprese che vivevano direttamente o indirettamente all’ombra di questa protezione!

Oggi viviamo una fase “mondialista” nella quale le attenzioni del fisco non sono più indirizzate verso lo straniero ma direttamente verso i nazionali; quindi lo scenario che si vive è: le nostre imprese devono fronteggiare le attenzioni del fisco nostrano (cioè devono difendersi dal proprio Stato); devono fronteggiare la concorrenza internazionale anche di realtà esotiche remotissime; e sono danneggiati dalla inefficienza e costo della parte pubblica che dedica le proprie risorse a inseguire i contribuenti nostrani. Cioè mentre esiste una concorrenza internazionale terribile ed ineguale, si vive una specie di guerra civile economica tra due parti della nostra stessa economia e società: i dipendenti pubblici che sono percettori di tasse che sono contro l’altra parte di chi non è dipendente dallo stato che è pagatrice di tasse; parti che si fronteggiano peraltro senza un senso unitario ma solo in forza degli interessi propri.

E il livello delle tasse è deciso dall”apparato pubblico percettore di tasse per definizione…

Come andrà a finire? È di tutta evidenza che andiamo verso il peggio!

CANIO TRIONE

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