“Si utilizza questa crisi, che è geopolitica prima che energetica, per parlare a vanvera e rilanciare su questioni che ritengo che siano non collegate e e comunque secondarie. L’infrastruttura era e continua a essere inutile, pericolosa e dannosa”.
Lo afferma, parlando con l’Adnkronos, il sindaco di Melendugno, in provincia di Lecce, Marco Potì, avversario della localizzazione dell’approdo del gasdotto Tap (Trans adriatic pipeline) nel territorio del suo comune e della infrastruttura in sé. Un’opera che consente il trasporto di gas naturale che proviene dal Mar Caspio e precisamente dall’Azerbaijan e che, dopo aver attraversato Grecia, Albania (ma prima sfiorando anche Georgia e Turchia) arriva fino in Italia e in Europa. Il gasdotto è tornato di attualità in questi giorni nelle discussioni sulla questione dell’indipendenza energetica dal colosso russo diventato ancora più urgente, per alcuni commentatori, a seguito della guerra in Ucraina.
”L’avvio delle attività di erogazione di gas risale all’inizio dell’anno scorso. “Se vogliamo parlare di aspetti geopolitici o di obiettivi militari – aggiunge Potì – nulla vieta anche per un sindaco di un territorio, sede di una infrastruttura energetica, di mettere sul tavolo anche il pericolo di diventare un obiettivo militare, da questo punto di vista. Ma, siccome non voglio stare sullo stesso piano – continua Potì – ritengo, come negli anni precedenti, che il Tap non ha risolto e non risolverà alcun problema e non raggiungerà alcuno dei suoi obiettivi”.
“Oggi fonti Tap dichiarano che il gasdotto ha trasportato nel 2021, otto miliardi di metri cubi di gas, dei quali circa sei sarebbero arrivati in Italia (gli altri rimarrebbero in Albania e in Grecia ndr). Io quello che mi domando è: dove sono andati a finire visto che il collegamento, oltre Brindisi, alla rete nazionale non esiste? C’è un mezzo tubicino da 18 pollici che va da Matagiola a Palagiano, se non sbaglio, quello in entrata, ma non c’è sicuramente un adeguato gasdotto in direzione almeno fino a Massafra. Secondo i report di Snam– evidenzia il sindaco – questo tronco dovrebbe essere realizzato non prima del 2028, cioè tra sei anni”.
“Sul sito di Snam – precisa Potì – scrivono che l’infrastruttura da Mesagne a Massafra dovrebbe essere realizzata non prima del 2028. Questo è il mio dubbio. Prima di parlare di raddoppio (della capacità ndr) mi domando: ma dove vanno quei 6 miliardi di metri cubi di gas che la società dichiara che arrivano in Italia e che rappresenterebbero il 9-10% del fabbisogno italiano? In realtà potrebbero essere utilizzati nelle province di Brindisi e di Lecce nella rete collegata a Snam e forse nella centrale turbogas Edipower di Brindisi, che brucia gas e produce energia elettrica. Ma è un quantitativo eccessivamente alto per il fabbisogno locale. Qualcuno risponda a questo mio dubbio atroce”.