I tassisti

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I tassisti sono sempre sul piede di guerra. Una categoria che non è così numerosa come tante altre, pure resiste. A cosa? Alla mondializzazione. Mentre in tutto il mondo le imprese deluse dalle lusinghe della delocalizzazione delle attività produttive e dell’efficientismo a qualunque costo tornano a produrre sotto casa, per i tassisti è sempre la stessa solfa: alcuni interessi sovranazionali vogliono mettere le mani su questo business che evidentemente deve essere particolarmente promettente nelle previsioni dei loro esperti. E loro resistono. La mondializzazione ha distrutto interi settori produttivi specie al sud Italia che spesso si sono lasciati morire: le proteste non sono state così vivaci e convinte come queste e si sono estinti.

I partiti non si sono espressi a loro favore né compattamente, né convintamente.. cioè i tassisti come altre categorie, sono stati lasciati soli a fronteggiare questi mega interessi sovranazionali. I partiti dove sono? sono venduti agli stranieri? Non hanno capito di cosa si tratta? I tassisti sono troppo pochi per essere una forza elettorale significativa? Non si sa, certo è che questo è un esempio di italiani non rappresentati degnamente nelle Istituzioni. E quindi che probabilmente non va a votare. Astensione che è il partito più suffragato non solo in Italia e non da ieri.

Non sono certo gli unici ad essere lasciati soli nella battaglia contro le multinazionali, né sono gli unici a rischiare il proprio futuro lavorativo e sociale, ma la tattica di attaccare ogni categoria produttiva separatamente in modo da isolarle ed abbatterle una ad una, ha vinto in moltissimi casi.

Oggi il caso dei tassisti deve portare tutte le altre categorie ad unirsi non solo a loro sostegno, ma anche a difesa della nostra identità economica e culturale. Le dimostrazioni vanno fatte assieme alle altre categorie perché la arroganza di costoro che vengono da lontano forti di mezzi a noi sconosciuti, è la stessa usata contro gli ambulanti come contro i contadini, contro la piccola distribuzione come contro gli artigiani. E che dire della abolizione del contante? Il mandante è sempre lo stesso; la stessa mentalità ormai scopertamente sconfitta dai fatti ma che non si arrenderà fino al prossimo tracollo finanziario planetario che imporrà la riesumazione delle monete locali e delle politiche economiche nazionali o regionali.

Nel frattempo ci tocca, ancora una volta, resistere, resistere, resistere. Ma, statene certi, vinceremo!

CANIO TRIONE

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