Giorgia Vasaperna, la ragazza con l’ecoansia che ha fatto commuovere il ministro dell’Ambiente, Pichetto Fratin, ha studiato recitazione. Passione condivisa da molti attivisti green, che spesso mettono in scena pantomime catastrofiste in pubblico.
Perché quello che è andato in scena al Giffoni film festival è stato un colpo di teatro cui Pichetto Fratin ci è cascato in pieno, addirittura versando un contributo di lacrime non necessarie.
Nella sua performance, la ragazza ha voluto fare sapere al Ministro ed al suo pubblico che soffre di ecoansia.
Ora bisogna intendere che l’ansia è uno stato di stress continuo che tende a trasformarsi in paura. È praticamente la tensione a cui è sottoposta la massa internazionale dalle torri gemelle ad oggi.
E la paura cos’è? Beh secondo la nostra attrice, le notizie di eventi estremi le causano attacchi di panico, al punto da provare angoscia nell’acquisto di qualsiasi prodotto.
La pantomima artistica della ragazza ci induce a riflettere.
La paura è un sentimento e pertanto è umana. Ma se ci condiziona al punto di non riuscire a stare bene allora diventa patologia. L’opposto della paura può essere l’impegno? Si. L’idea di migliorare se stessi, impegnandosi a farlo, ci porta a vincere la paura. Quindi possiamo decidere di farci prendere dall’ansia, oppure provare a reagire. Dipende da noi, non farci soggiogare dalla paura causata dal famoso stress.
A nostro avviso, il Ministro dell’Ambiente avrebbe dovuto interrompere lo spasmo di ansia della giovane, ribadedole maggiore impegno a ridurre i consumi eccessivi di plastica, a rispettare le regole per la salvaguardia dell’ambiente, a mantenere impegno verso la conservazione dello stato delle cose. Perché essendo un ministro di un governo di destra, avrebbe dovuto chiarire, una volta per tutte, che le tematiche ambientali, essendo rivolte alla salvaguardia della natura, e non alla sua trasformazione, sono un tema conservatore e non progressista. Avrebbe potuto avere l’occasione per stravolgere l’ordine degli addendi, e stavolta, cambiando il risultato. Invece ha contribuito a rafforzare la performance della giovane attrice. Che poi, raggiunta dai giornalisti, ha ottenuto il suo scopo. Il quarto d’ora di gloria. Con tanto di intervista.
Le dichiarazioni rilasciate, al contrario, ci pongono degli interrogativi. Non si può andare in crisi di fronte a un acquisto. Anche perché, per esempio, nel campo dell’abbigliamento, basta poco per cambiare le cose. Abbandonare le multinazionali della moda come Zara, H&M, e scegliere le botteghe sartoriali artigianali. Ma la giovane rischia di non essere alla moda. Giorgia, che sul profilo social si definisce traveller, è disponibile ad abbandonare i voli low cost e a viaggiare diversamente? E anche per quanto riguarda il cibo, lei vegetariana, sceglie prodotti a chilometro zero, ma poi dichiara di mangiare Avocado. Praticamente di favorire l’importazione di un frutto tipico del Sudamerica. E i prodotti agricoli della nostra terra? Non fanno moda.
Giorgia interpreta quella che in America è definita snowflake, fiocco di neve.
Troppo fragile e sensibile per la durezza della vita contemporanea, sino a essere incapace di accettare critiche al loro piano ideologico. Fragile ed eccessivamente sensibile. Colei che finge di andare in frantumi. E manda, consapevolmente in frantumi la figura di un ministro di una generazione di fiocchi di neve un po’ più stagionata. Pichetto Fratin, assieme a Sangiuliano dimostrano la fragilità delle figure che compongono questo governo. Su cui non si possono muovere molte critiche, ma di sicuro dismostra pochezza di contenuto intellettivo. Una occasione del genere non la si spreca con un magone facile, ma ribadendo con forza la tematica identitaria, ormai in pieno appannaggio della sinistra radical chic.
Dunque una critica la si può fare. Si deve cercare di sovvertire la contrapposizione di Augusto Del Noce che vedeva opposta ad una sinistra acculturata, una destra inculturale.
Anche per evitare di lasciare spazio alle novità lessicali di sinistra, ecoansia dopo armocromia. Mi viene già la lessicofobia.
GIUSEPPE ROMITO