In una famiglia, si sa, ci sono sempre più opinioni; nella famiglia Schlein il papà della segretaria del PD, già politologo universitario, non crede nella soluzione per la guerra israelo palestinese di “due popoli, due stati” mentre la figlia che la politica la dovrebbe fare materialmente e dovrebbe rappresentare almeno il sentiment di una parte significativa dei suoi simpatizzanti, sostiene l’inverso. Non solo, ma il politologo di mestiere, oltre ad essere ebreo e genitore, trova sproporzionata la reazione di Israele per via delle vittime civili procurate ai palestinesi.
Questa familiare conversazione avviene mentre le morti ci sono davvero tutti i giorni ed avviene tra due persone che in teoria dovrebbero essere vicine ad Israele se non interne al dibattito che in quella nazione dovrebbe svolgersi.
Noi, comuni mortali, siamo sgomenti e istintivamente siamo portati a chiederci come si possa credere di risolvere alcunchè senza un minimo di spirito collaborativo; né crediamo che l’odio sia un buon consigliere; inoltre sappiamo che non si costruisce nulla con l’odio; né si può credere di fondare il futuro senza mettere una pietra tombale sul passato; infine i padrini che stanno dietro ad ognuno dei due contendenti hanno delle spalle molto larghe e possono resistere molto a lungo e molto sanguinosamente. Forse un minimo di competenza politica avrebbe dovuto suggerire di evitare di mettersi in questa condizione che poteva essere -come poi effettivamente si è rivelata- esplosiva se non distruttiva.
Come mai nessuno dei due Schlein abbia pensato a valori di questo genere? Come mai nessuno ha capito che questo dramma se lo si vuole risolvere va risolto alla radice?
La coesistenza di due tesi opposte addirittura in una stessa famiglia ispirata dalla stessa religione e impegnata fino al collo in politica significa o no che uno dei due -se non entrambi- ha sbagliato alla grande? Significa o non significa che serve aria nuova nella filosofia come nella prassi politica?
CANIO TRIONE